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Trieste – Mongolia

Uzbekistan

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flag_of_uzbekistan L’Uzbekistan misura 1.500 x 300 Km, fondamentalmente diviso in due zone geografiche e climatiche. L’Ovest, stepposo, arido e desertico, presenta un clima continentale, con temperature che in inverno possono raggiungere i -30° e superare i 45° del periodo estivo. L’Est, con le catene dell’Alatau e dell’Alaj è un territorio ricco di acqua e corsi navigabili. Molta di questa risorsa viene usata per la massiccia irrigazione artificiale e la fertilizzazione delle regioni aride e semiaride, necessarie per mantenere la produzione del cotone grezzo, del quale l’Uzbekistan è il secondo produttore al mondo. Proprio il controllo della risorsa idrica, oltre a rivendicazioni storiche, sono motivo di attrito con il Tagikistan. La lingua parlata è principalmente l’ uzbeco e il russo e la popolazione è di circa 25 milioni di abitanti, di maggioranza uzbeka, principalmente di religione musulmana (sunnita), con una minoranza protestante. Non mancano spinte verso l’integralismo.

Più di metà della popolazione vive con poco più di un dollaro al giorno, nelle zone rurali l’economia si basa ancora sul baratto e nelle città il reddito medio mensile è di 50 dollari. L’economia è prevalentemente basata sulla coltivazione del cotone, frutta, riso e produzione di bachi da seta. Le risorse naturali sono l’oro, il gas, il petrolio, l’uranio e altri metalli rari.

La valuta nazionale è il Som. In data 28/06/09 per acquistare un Euro erano necessari 2067,67 Som.

Bukhara

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madrasaSe Samarcanda è un mito, Bukhara segue a ruota, non solo per i famosi tappeti che in realtà, pur portando questo nome, provengono dal Turkmenistan e vengono così chiamati perché qui venivano e vengono ancora commercializzati. La storia di questa città è simile a quella di Samarcanda e ha subito le stesse ondate storiche ed etniche. Essendo sempre stata seconda a Samarcanda, almeno fino al secolo XVI, quando divenne capitale, non ha avuto tutte quelle attenzioni belliche e politiche che si focalizzarono naturalmente su Samarcanda. Questo forse permise una maggior conservazione del centro storico. Se a Samarcanda troveremo gli splendidi mosaici, a Bukhara vi sono più di 140 edifici antichissimi, i minareti, i bazar, le madrase e la fortezza reale.

Ovviamente anch’essa, è stata dichiarata dall’UNESCO, patrimonio dell’umanità.

Altro importante centro da vedere sarebbe Khiva, ma non credo, per questione di tempo, ce la faremo.

A Bukhara però difficilmente potremo rinunciare.

La foto è di Monica Genovese

Samarcanda

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Uno dei luoghi che aspettiamo di visitare con più impazienza è Samarcanda. Presente nell’immaginario collettivo grazie a canzoni, romanzi, film e racconti di viaggiatori, è divenuta il mito leggendario che tutti conoscono.Non potrebbe essere diversamente, essendo uno degli insediamenti urbani più antichi del mondo. Attualmente è una importante città uzbeka, con una popolazione superiore ai 400.000 abitanti. Composta da etnie tagike, uzbeke, russe e persiane, la lingua più diffusa è quella tagica.

Via della Seta

Antichissima, come dicevamo, fondata forse già nel 700 a.c, crocevia di traffici da sempre, snodo obbligato sulla mitica Via della Seta, la via commerciale che unì i commerci tra Oriente e Occidente. Anche Alessandro Magno passò da qui e la conquistò nel 329 a.c. L’ultima dinastia persiana autoctona fu quella dei Sasanidi, sotto il cui impero, la città visse uno dei suoi massimi momenti di gloria. L’espansione araba iniziata nel VII secolo portò all’islamizzazione delle popolazioni Nord africane, spingendosi sino ai Pirenei della penisola iberica e, verso oriente, conquistarono i territori persiani, incluse Kabul e Samarcanda. Fu praticamente rasa al suolo nel 1.220 dai mongoli. Sopravvisse solo una minima parte della popolazione che dovette affrontare, pochi anni dopo, un successivo saccheggio, sempre ad opera dei mongoli.

mausoleo_tamerlano

Nel 1370, Tamerlano il zoppo, di etnia mongola-turca, fece risorgere la città che visse nuovi splendori fino a quando, nel secolo XVI, la capitale venne trasferita a Bukhara. Nel 1868 divenne parte dell’Impero russo.

Una città con una storia millenaria come questa, che vide dominazioni secolari di molteplici etnie, non può non fornire pretesti a rivendicazioni di proprietà territoriale. Oggi, sono i tagiki nazionalisti, forti della maggioranza etnico-linguistica a rivendicare queste zone.

Dal 2001 è inserita come patrimonio dell’umanità nella lista dell’UNESCO.