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Trieste – Mongolia

22 luglio 2009 – Ucraina

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I 50 chilometri mancanti ci costeranno due ore buone, causa strade disastrate e traffico caotico a L’Viv. Prendiamo la prima multa per eccesso di velocità. Contrattando arriviamo a quaranta dollari e due magliette. I cantieri sulle strade si susseguono continuamente e interrompono la marcia con frequenze di pochi chilometri. Per fare 150 KM ci mettiamo quattro ore. Arriviamo finalmente a Kiev, una città moderna, ricca e bellissima, in netto contrasto con il resto del Paese, rurale e povero. Non abbiamo tempo per fermarci, siamo in ritardo sulla tabella di marcia. Ci fermeremo a dormire lungo la strada in una area di sosta, parecchi chilometri dopo Kiev.

21 luglio 2009 – Ucraina

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Dopo aver dormito nelle Panda, siamo partiti più tardi di quanto avessimo voluto. Circa le nove. Risaliamo verso Praga e ci dirigiamo verso la Polonia. La attraverseremo fermandoci solo per fare benzina. Verso sera entreremo in Ucraina. Avevamo previsto la tappa a l’Viv, in realtà ci fermeremo circa 50 chilometri prima, dopo aver percorso quasi mille chilometri. Cena con prodotti locali acquistati in un supermarket cucinati sul cofano delle Panda.

20 luglio 2009 – Klenova

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Abbiamo girato un po’ per Praga, centro storico e città vecchia. Verso sera lasciamo la città e ci dirigiamo al castello di Klenova, circa 150 chilometri a sud di Praga.

Il raduno è stato un po’ deludente e mal organizzato. Quando siamo arrivati non c’era più nulla nemmeno da mangiare. Nessun responsabile dell’organizzazione presente al quale chiedere eventuali chiarimenti o informazioni. Il raduno, più che un incontro di rallisti, si è trasformato in una festa da discoteca. Andiamo a letto presto.

19 luglio 2009 – Praga

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Abbondante colazione e ripartenza. Abbiamo deciso di non passare per Monaco di Baviera ma di puntare direttamente a Praga. Le Panda hanno problemi di temperatura. Troppo peso e gomme troppo grandi. Questo ci obbliga a velocità di crociera di massimo 100 Km ora. Ci rifaremo sulle piste, per dove sono state pensate e preparate.

Siamo arrivati a Praga, questa sera e domani faremo i turisti. Domani sera il grande raduno del MongolRally e il via ufficiale per Ulaanbaatar.

18 luglio 2009 – Milano

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Si ha sempre l’impressione di non essere riusciti a fare abbastanza. Di tutti i preparativi che si erano preventivati, qualcosa rimane sempre indietro. Poi ci sono le sorprese e gli imprevisti. L’ultimo, ieri sera, andando a fare benzina ci siamo accorti che non avevamo le chiavi del tappo del serbatoio di una Panda. Nel tentativo di forzarlo ci è rimasto il tubo in mano. Smontato l’ intero bocchettone da un’altra Panda (quella personale di Stefano) e rimontato. Due ore perse.

Abbiamo dormito poco, forse due ore, ma questa mattina, sotto un diluvio torrenziale, siamo finalmente partiti alla volta di Milano. Iscrizioni di rito, ritiro del package, magliette, istruzioni sui punti di ritrovo e alle 15:15, tutti gli equipaggi italiani, noi compresi, siamo ufficialmente partiti. Direzione Monaco di Baviera. A Milano abbiamo incontrato due nostri amici, anche loro partecipante al MongolRally, Andrea e Paolo (www.allwaysinfirst.com). Svizzeri. Ci hanno invitato a casa loro. Accettiamo ben volentieri. Tutto sommato non siamo neanche stanchi, forse è il rumore dello scarico diretto della Panda che ci tiene svegli.

Alla fine ci fermeremo a Chur, in Svizzra per cenare e riposare.

Uzbekistan

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flag_of_uzbekistan L’Uzbekistan misura 1.500 x 300 Km, fondamentalmente diviso in due zone geografiche e climatiche. L’Ovest, stepposo, arido e desertico, presenta un clima continentale, con temperature che in inverno possono raggiungere i -30° e superare i 45° del periodo estivo. L’Est, con le catene dell’Alatau e dell’Alaj è un territorio ricco di acqua e corsi navigabili. Molta di questa risorsa viene usata per la massiccia irrigazione artificiale e la fertilizzazione delle regioni aride e semiaride, necessarie per mantenere la produzione del cotone grezzo, del quale l’Uzbekistan è il secondo produttore al mondo. Proprio il controllo della risorsa idrica, oltre a rivendicazioni storiche, sono motivo di attrito con il Tagikistan. La lingua parlata è principalmente l’ uzbeco e il russo e la popolazione è di circa 25 milioni di abitanti, di maggioranza uzbeka, principalmente di religione musulmana (sunnita), con una minoranza protestante. Non mancano spinte verso l’integralismo.

Più di metà della popolazione vive con poco più di un dollaro al giorno, nelle zone rurali l’economia si basa ancora sul baratto e nelle città il reddito medio mensile è di 50 dollari. L’economia è prevalentemente basata sulla coltivazione del cotone, frutta, riso e produzione di bachi da seta. Le risorse naturali sono l’oro, il gas, il petrolio, l’uranio e altri metalli rari.

La valuta nazionale è il Som. In data 28/06/09 per acquistare un Euro erano necessari 2067,67 Som.

Kazakhstan

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250px-flag_of_kazakhstansvgPrincipalmente pianeggiante, stepposo e con circa un terzo della sua superficie (pari a quella dell’Europa occidentale), predesertico o desertico. Vi sono catene montuose a Sud e ad Est. Clima tipicamente continentale, con precipitazioni inferiori a 100 mm/anno per le zone desertiche fino ai 1.500 mm/anno sui monti Altaj. Quello che temiamo di più sono i frequenti temporali estivi che si abbattono improvvisi sulle zone steppose, trasformandole in acquitrini. Non saremo a bordo di grossi fuoristrada dotati di verricelli e potenti motori, saremo pur sempre a bordo di due Panda e, neanche 4×4. Speriamo di incontrarne almeno qualcuno, di questi temporali. La popolazione di circa 15 milioni di abitanti è prevalentemente kazaka e russa a maggioranza musulmana, anche se vi è una buona parte cattolica (40%) e una minoranza buddista. La densità di abitazione è molto bassa: 6 abitanti/chilometro quadrato.

Economicamente potrebbe essere il Paese con la ricchezza pro capite più elevata del mondo, contiene il 60% delle ricchezze minerarie di tutto l’ex impero sovietico., sterminate coltivazioni di grano, gas naturale e petrolio. Dopo il dissennato sistema economico sovietico si sta riorganizzando, attuando privatizzazioni e profonde ristrutturazioni.

La valuta è il Tenge. In data 26/06/09, un  Euro corrispondeva a 209,79 Tenge.

Lettera del Console Generale Onorario per la Mongolia, Professore A. Colleoni

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L’iniziativa Trieste-Mongolia ha per la città un significato particolare in quanto le relazioni tra le due Nazioni sono iniziate a Trieste nel 1976 quale unica porta tra la Mongolia, l’Italia e la stessa Unione Europea. Trieste è stata sede nazionale dagli anni ’80 della Associazione Nazionale per i rapporti culturali con la Mongolia e dal 1991 la prima sede in Europa di un Consolato Onorario con competenza su tutto il territorio italiano, mancando a Roma una Ambasciata di Mongolia. Nel 2008 il Ministero degli Esteri di Ulaanbaatar ha proposto al governo italiano il primo Console Generale Onorario della Repubblica di Mongolia nella persona del già Console e Professore Aldo Colleoni sottolineando così il ruolo strategico della città per le relazioni tra i due Paesi. Ben volentieri pertanto auspichiamo che l’intera città di Trieste sostenga questa importante iniziativa di Pace e amicizia.

Aldo Colleoni Console Generale Onorario proposto dal Governo di Mongolia a quello Italiano

Trieste, 1 giugno 2009

Bukhara

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madrasaSe Samarcanda è un mito, Bukhara segue a ruota, non solo per i famosi tappeti che in realtà, pur portando questo nome, provengono dal Turkmenistan e vengono così chiamati perché qui venivano e vengono ancora commercializzati. La storia di questa città è simile a quella di Samarcanda e ha subito le stesse ondate storiche ed etniche. Essendo sempre stata seconda a Samarcanda, almeno fino al secolo XVI, quando divenne capitale, non ha avuto tutte quelle attenzioni belliche e politiche che si focalizzarono naturalmente su Samarcanda. Questo forse permise una maggior conservazione del centro storico. Se a Samarcanda troveremo gli splendidi mosaici, a Bukhara vi sono più di 140 edifici antichissimi, i minareti, i bazar, le madrase e la fortezza reale.

Ovviamente anch’essa, è stata dichiarata dall’UNESCO, patrimonio dell’umanità.

Altro importante centro da vedere sarebbe Khiva, ma non credo, per questione di tempo, ce la faremo.

A Bukhara però difficilmente potremo rinunciare.

La foto è di Monica Genovese

Samarcanda

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Uno dei luoghi che aspettiamo di visitare con più impazienza è Samarcanda. Presente nell’immaginario collettivo grazie a canzoni, romanzi, film e racconti di viaggiatori, è divenuta il mito leggendario che tutti conoscono.Non potrebbe essere diversamente, essendo uno degli insediamenti urbani più antichi del mondo. Attualmente è una importante città uzbeka, con una popolazione superiore ai 400.000 abitanti. Composta da etnie tagike, uzbeke, russe e persiane, la lingua più diffusa è quella tagica.

Via della Seta

Antichissima, come dicevamo, fondata forse già nel 700 a.c, crocevia di traffici da sempre, snodo obbligato sulla mitica Via della Seta, la via commerciale che unì i commerci tra Oriente e Occidente. Anche Alessandro Magno passò da qui e la conquistò nel 329 a.c. L’ultima dinastia persiana autoctona fu quella dei Sasanidi, sotto il cui impero, la città visse uno dei suoi massimi momenti di gloria. L’espansione araba iniziata nel VII secolo portò all’islamizzazione delle popolazioni Nord africane, spingendosi sino ai Pirenei della penisola iberica e, verso oriente, conquistarono i territori persiani, incluse Kabul e Samarcanda. Fu praticamente rasa al suolo nel 1.220 dai mongoli. Sopravvisse solo una minima parte della popolazione che dovette affrontare, pochi anni dopo, un successivo saccheggio, sempre ad opera dei mongoli.

mausoleo_tamerlano

Nel 1370, Tamerlano il zoppo, di etnia mongola-turca, fece risorgere la città che visse nuovi splendori fino a quando, nel secolo XVI, la capitale venne trasferita a Bukhara. Nel 1868 divenne parte dell’Impero russo.

Una città con una storia millenaria come questa, che vide dominazioni secolari di molteplici etnie, non può non fornire pretesti a rivendicazioni di proprietà territoriale. Oggi, sono i tagiki nazionalisti, forti della maggioranza etnico-linguistica a rivendicare queste zone.

Dal 2001 è inserita come patrimonio dell’umanità nella lista dell’UNESCO.